Esclusiva / Vives, dalla B all’Europa League: “Ciclo terminato, ma il Toro può crescere ancora. Ho solo ricordi belli, spero di tornare”

Giuseppe Vives, cinque anni di Toro, 151 presenze, 5 gol e un addio tra le lacrime. Qual è il ricordo che più la mantiene legata all’ambiente granata?
Bilbao, sicuramente. Quella vittoria è stata per me il coronamento di un sogno: a livello di carriera personale già era un sogno giocare in Serie A, figurarsi pensare di giocare in Europa League. E vincere in quel campo. Resta un momento indimenticabile della mia esperienza al Torino e della mia carriera.

Che al Torino cominciò in maniera non semplice: in B giocò meno di Basha e Iori.
Già, anche se quando ero arrivato stavo benissimo. Poi ho avuto un problema fisico e non riuscivo a recuperare, stavo molto male. La squadra stava però bene e io mi sono fatto trovare pronto quando serviva. Si sta parlando di un gruppo davvero eccezionale: abbiamo fatto un grande percorso, in un momento non felice per l’ambiente granata e in un campionato in cui avevi l’obbligo di vincere, con le avversarie che ti affrontavano sempre al massimo. Siamo riusciti ad andare in A, quella è stata la cosa più importante.

Allora si stava avviando un ciclo, adesso sembra che questo si sia definitivamente chiuso con le cessioni proprio sua e di Bovo, a gennaio. È d’accordo?
Penso che lo abbiano dimostrato i fatti. Noi abbiamo raggiunto la nostra età, serviva un cambio e abbiamo accettato con grande professionalità quello che ci è stato detto. E da parte del Torino c’è sempre stata massima disponibilità nei nostri confronti. Poi è normale, arriva sempre il momento in cui si deve lasciare: le decisioni si accettano, ma il rapporto eccezionale continuerà per sempre. È stato sicuramente un bel periodo della nostra carriera.

Da Ventura a Mihajlovic, un cambiamento epocale e radicale.
Sì, un modo di giocare completamente diverso. Con il secondo si punta di più al recupero immediato della palla e all’aggressività, con il primo si creavano le soluzioni per trovare le difficoltà degli avversari. Due modi opposti ma lo stesso spirito, e non abbiamo percepito grande differenza. Anzi, reputo che il Toro sia ora una grande squadra: giocatori come Ljajic, Falque, Belotti, ma anche Iturbe e Boyé in attacco non si trovano facilmente, poi ci sono Valdifiori, Lukic, Rossettini, Hart…

Ma allora, da giocatore che fino a due mesi fa viveva la quotidianità dello spogliatoio, come spiega questo calo?
Non ne ho idea. Pensavo che la squadra riuscisse a uscirne prima, ma sono sicuro che ci riuscirà. In ogni stagione ci sono momenti negativi, il Toro si riprenderà. Anzi, il punto di Firenze può dare quella scossa per ripartire, visto come è maturato.

Non può essere una questione fisica? Le metodologie di allenamento sono cambiate molto.
Sì, con Ventura facevamo in estate tante ripetute da 1200 metri; con Mihajlovic le distanze sono state minori. Si puntava a essere subito brillanti e freschi, e i risultati si sono visti. Ma penso che il Toro abbia tutte le qualità per rialzarsi: anche se fosse un calo fisico, ci sono delle prerogative di squadra che permettono di gestire la palla, facendo correre gli avversari. Con quelle qualità, le partite le porti a casa lo stesso.

Forse sono mancati i rinforzi necessari a gennaio: a Cairo viene mossa questa critica. L’asticella non si alza più?
C’è stato un cambiamento totale la scorsa estate, questo è il primo anno e ci deve essere la possibilità di lavorare con tranquillità. Prendiamo la nostra esperienza: siamo saliti piano piano, un passo dopo l’altro. Il presidente ha fatto investimenti davvero importanti: acquistare tanto per prendere qualcuno, a gennaio, non avrebbe avuto senso. È difficile accaparrarsi chi sta giocando regolarmente in inverno: a quel punto mi sembra più giusto valorizzare chi ho già in casa, per fare in modo che un giovane magari sia pronto per l’anno dopo, che sia già importante. Si prenda l’esempio di Barreca: ha sfruttato le sue possibilità, diventerà sicuramente un grande giocatore.

Vives
CAMPO, 21.8.16, Milano, stadio Giuseppe Meazza, 1.a giornata di Serie A, MILAN-TORINO, nella foto: Giuseppe Vives

Prima aveva nominato Lukic, come lo guidica?
Di qualità. Ma ha bisogno di giocare e capire il campionato italiano. Ci vogliono tempo e fiducia, cioè quel che ha avuto Donnarumma al Milan. Ai ragazzi va data continuità: in Italia capita che alla prima partita, se sbaglia, il giovane viene marchiato come bidone; se ne fa due giuste passa invece per fenomeno. Non è così, non può essere così: nel resto d’Europa si fanno giocare di più i giovani, con più pazienza. Sbagliano molto i compagni più esperti, figuriamoci loro.

Abbiamo parlato dei momenti più belli al Toro, quale invece il più brutto?
(Lunga pausa di riflessione, ndr). Non ne ho, sono sincero. Ne ho vissuti davvero di bellissimi: forse quello più triste è stato quando ho lasciato, quel saluto alla Maratona. Non è stato brutto, appunto, ma triste: Torino è diventata casa mia, e io mi affeziono alle persone, vivo lo spogliatoio al massimo. È stato come allontanarmi dalla mia famiglia. Non mi aspettavo l’addio, ero convinto che avrei chiuso in granata, e invece si è materializzata ora una nuova avventura, tutta da vivere.

CAMPO, 29.1.17, Torino, stadio Olimpico Grande Torino, 22.a giornata di Serie A, TORINO-ATALANTA, nella foto: Giuseppe Vives saluta i tifosi del Torino
CAMPO, 29.1.17, Torino, stadio Olimpico Grande Torino, 22.a giornata di Serie A, TORINO-ATALANTA, nella foto: Giuseppe Vives saluta i tifosi del Torino

D’altra parte, la Pro Vercelli sembra un piccolo feudo granata. Cosa l’ha spinta a trasferirsi?
Intanto conoscevo molto bene mister Longo: ci siamo visti tante volte quando la sua Primavera giocava con la prima squadra. Due settimane prima di firmare il contratto, ho parlato con lui e il presidente Secondo: avevo detto che se mi fossi trasferito, sarebbe stato per venire a Vercelli. Perché è vicino a Torino, e soprattutto perché ci sono persone semplici e pulite: ho trovato un ambiente familiare, e arrivato a una certa età calcistica è quello che un giocatore vuole. Spero con tutto il cuore di riuscire a raggiungere l’obiettivo della salvezza: è importante per tutti noi, i più giovani e i più grandi. Ora è arrivato anche Bianchi, è stato fatto un altro sforzo importante per la salvezza. Le polemiche di Rolando con Ventura? Non le conosco, io so solo che in cinque anni di Toro ho avuto solo grandi compagni. Abbiamo fatto un’impresa tutt’altro che facile, sia per come siamo partiti, sia per quello che potevamo dare.

Cosa succederà a Vives, una volta appesi gli scarpini al chiodo? Tornerà a Torino, nel Torino?
Con il presidente ne abbiamo parlato: se ci fosse la disponibilità da parte del Toro, per me sarebbe un onore. In società sanno quello che provo per questi colori, e io so che loro hanno stima nei miei confronti. Con che ruolo tornerei? Non lo so ancora, non ne ho ancora parlato. Ora ho un solo obiettivo, che riguarda la Pro Vercelli. Al Toro resto e resterò sempre legato. Sarà impossibile dimenticarlo.


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leonardo (Cairo,le scuse sono finite)

Cmt……noi siamo parenti dei tifosi…..quelli veri sono quelli che contestano tutto e tutti,…….

cmt
cmt
7 anni fa

Io che ho visto a Genova vincere la Coppa Italia con 5 rigori di Madde’ contro 3 di Rivera e l’ultimo trofeo vinto a Roma grazie a Silenzi ed un gran gruppo contro i giallorossi e Sguizzato posso dire un grazie anche a Vives che per me resterà un serio… Leggi il resto »

leonardo (Cairo,le scuse sono finite)

Imparare ……sorry……..ciao spettro :-):-):-):-):-)

spettro73
7 anni fa

Ciao poppi, il tuo commento in nottata dello 0:27 di questa notte perfetto. Davvero dovrebbe essere obbligatorio firmarsi con Forza Toro e juve merda. Forse così saremmo tutti più tranquilli e rispettosi verso tutti i fratelli granata. A presto. E ciao anche a Mimmo.

Lewishenry - #conCairononmiabbono (neancheasky)
Reply to  spettro73

A volte basta un semplice avatar….

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